12 Feb Matteo Moretti – Design dell’informazione, visualizzare i dati per rendere comprensibile la realtà.
Matteo Moretti – Design dell’informazione, visualizzare i dati per rendere comprensibile la realtà.
Al liceo avevo un irrimediabile 4 in matematica e fisica e un odio per i numeri che non mi ha più lasciato. Al netto della mia reticenza, sono ancora convinto che gran parte della colpa fosse di professori incapaci di svelare le storie che i numeri possono raccontare. Nell’antichità i numeri erano usati per spiegare il mondo ed erano oggetto di riflessioni filosofiche; quand’è che si è persa questa dimensione, in favore dell’aritmetica senza contesto? Mi ci sono voluti quasi vent’anni e il libro di Carlo Rovelli “Sette brevi lezioni di fisica” per capire il senso che sta dietro ai dati. Un senso molto più vicino di quanto potevo immaginare a qualcosa che, invece, ho sempre sentito come affine: le storie che ci fanno fare esperienza della vita.
Poi è arrivato in Pensiero visibile Matteo Moretti, designer e docente universitario, fondatore di Sheldon.studio e ospite del nostro ciclo di incontri VISIBILIA lo scorso 24 gennaio. Matteo crede che il design sia un’attitudine e non uno strumento. Crede che i designer e chi si occupa di comunicazione abbiano un importante ruolo sociale, da interpretare con empatia e umanità. Non nasconde il suo animo nerd e ama le forme ibride di cultura. Potevamo non innamorarci di lui?
Nel loro studio, Matteo e i colleghi creano quelle che hanno battezzato esperienze informative, progetti di design dell’informazione pensati per affrontare e rendere comprensibili tematiche complesse, a volte anche ostili. Sono racconti immersivi e transmediali, che riducono la distanza tra notizie e persone, per capire cosa i dati raccontano davvero. Contro le fake news, contro l’utilizzo dei numeri per scopi non etici, contro la disinformazione, per una comunicazione autentica.
Partendo da casi reali e progetti curati da Sheldon.studio, Matteo ci ha ricordato che i dati non sono la verità e che per dar loro una forma comprensibile serve un approccio critico, che sappia estrapolare degli small data e leggere delle traiettorie. Il data storytelling fa questo: usa i numeri come trama per far emergere narrazioni della realtà. O meglio, delle contronarrazioni.
Già, perché si sente spesso dire che i dati sono oro. Ma cosa se ne fanno davvero aziende o enti di questa miniera di numeri, grafici e statistiche? Troppe volte assistiamo a un loro utilizzo strumentale per guidare umori ed emozioni o per cercare il consenso.
«Siamo persone e progettiamo per le persone. L’etica e la responsabilità risuonano sempre di più nel nostro lavoro di designer dell’informazione». Altroché big data, bot e algoritmi.
Se come me siete zappe con i numeri e non ne vedete ancora il senso, vi consiglio di guardare il video della chiacchierata che abbiamo fatto con Matteo, poco prima di VISIBILIA. Oltre a scoprire un curioso aneddoto sulla nascita del nome Sheldon.studio, vi prometto che cambierete opinione sui numeri proprio come è successo al sottoscritto.
di
Michele Martinelli
Copywriter, content strategist
Facevo il libraio, ma sono finito a fare il copywriter perché ho consigliato il libro giusto alla persona giusta.
Mi perdo senza il sorriso di mio figlio, i libri di Don Winslow, le mie chitarre e la montagna (se come meta c’è un rifugio in cui si mangia bene). Esploro sempre volentieri la Galassia lontana, lontana e sto dalla parte di quelli che il Nord non dimentica. Sono studioso di mitologia contemporanea e adoro il fantastico in tutte le sue forme narrative, perché fa nascere un senso di meraviglia sempre nuovo e rende reali i sogni più profondi.